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FRAGILI E SOLI, ECCO GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA. GLI PSICOLOGI: “SERVONO RETI DI SOSTEGNO”

Siamo usciti da due anni di pandemia stanchi, fragili, indeboliti. Delle foglie al gelo che non hanno di che coprirsi.

Il Covid ci ha tolto il terreno da sotto i piedi, ha spazzato via qualsiasi certezza e ci ha scaraventati a terra con la forza di un urgano. Anni dopo, rialzarsi è ancora difficile. Soprattutto perché a farci ricadere per terra ci ha pensato la guerra in Ucraina prima, l’inflazione e l’aumento della povertà poi. A sottolineare come queste emergenze abbiano avuto un impatto sulla salute mentale è lo psicologo Giulio Alessandro Mazzocco, titolare dello studio associato Psicoemergenza 8.7 di Mestre.

“Hanno portato a un sovraccarico mentale” spiega. “Spesso le persone costruiscono intorno a loro una serie di ostacoli e quando non riescono più a contenerli si danno al gesto estremo”. “Quando si ha il buio negli occhi, scorgere una luce anche lontana è estremamente difficile, a maggior ragione”, ribadisce Mazzocco, “se non si ha una rete di sostegno”. “La pandemia ci ha isolato, ora stare lontano ci sembra normale anche se vorremmo avvicinarci agi altri.”, continua.

La fatica è duplice: sia nell’esporsi, nell’allungare la mano affinchè si trovi un aiuto, che – dall’altra parte- nello stringerla. “Facciamo sempre più fatica a farci carico di un pezzettino degli altri”, spiega lo psicologo, sottolineando come una rete che funzioni è una in cui ci si vede, in cui ci sia una condivisione, anche solo di uno sguardo. “Mi sembra che il sostegno oggi sia restato sulla carta, ma una rete non passa solo da un messaggio su Whatsapp, serve vedersi”, ribadisce.
Negli ultimi mesi sono stati diversi i casi di suicidio che hanno visto il malessere di diverse persone esplodere in una volta sola. Mazzocco spiega come chi arriva a togliersi la vita non lo fa in preda ad un raptus, “sono gesti pianificati da tempo”, aggiunge.
Anche secondo Oscar Miotti, consigliere dell’ordine degli psicologi del Veneto, tra le principali cause della fragilità c’è la solitudine. “Abbiamo bisogno di abbracciare le persone, di ritrovare una dimensione corporea” commenta. Se la pandemia ci ha allontanati gli uni dagli altri, isolati ciascuno su un pianeta diverso, irraggiungibile anche dagli affetti più sinceri, riscoprire la vicinanza non è facile. Non è, però, che il disagio non ci fosse già. Stavamo male anche rima della pandemia, solo non ci eravamo mai fermati a constatarlo.


Intervista del Dott. Giulio Alessandro Mazzocco

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